domenica 9 dicembre 2012

Esodo 5:1 - 6:13, Un Dio fedele


Esodo 5:1 - 6:13

Un Dio fedele

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Exo 6:1  Il SIGNORE disse a Mosè: "Ora vedrai quello che farò al faraone; perché, forzato da una mano potente, li lascerà andare: anzi, forzato da una mano potente, li scaccerà dal suo paese".
Exo 6:2  Dio parlò a Mosè e gli disse: "Io sono il SIGNORE.
Exo 6:3  Io apparvi ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente; ma non fui conosciuto da loro con il mio nome di SIGNORE.
Exo 6:4  Stabilii pure il mio patto con loro, per dar loro il paese di Canaan, il paese nel quale soggiornavano come forestieri.
Exo 6:5  Ho anche udito i gemiti dei figli d'Israele che gli Egiziani tengono in schiavitù e mi sono ricordato del mio patto.
Exo 6:6  Perciò, di' ai figli d'Israele: "Io sono il SIGNORE; vi sottrarrò ai duri lavori di cui vi gravano gli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi salverò con braccio steso e con grandi atti di giudizio.
Exo 6:7  Vi prenderò come mio popolo, sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani.
Exo 6:8  Vi farò entrare nel paese che giurai di dare ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. Io ve lo darò in possesso; io sono il SIGNORE"".
Exo 6:9  Mosè parlò così ai figli d'Israele; ma essi non diedero ascolto a Mosè a causa dell'angoscia del loro spirito e della loro dura schiavitù.
Exo 6:10  Il SIGNORE parlò a Mosè, e disse:
Exo 6:11  "Va', parla al faraone re d'Egitto, perché egli lasci uscire i figli d'Israele dal suo paese".
Exo 6:12  Ma Mosè parlò in presenza del SIGNORE, dicendo: "Ecco, i figli d'Israele non mi hanno dato ascolto; come vorrà darmi ascolto il faraone, dato che io non so parlare?"
Exo 6:13  Il SIGNORE parlò a Mosè e ad Aaronne e comandò loro di andare dai figli d'Israele e dal faraone, re d'Egitto, per far uscire i figli d'Israele dal paese d'Egitto.
(Esodo 6:1-13)
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Non ho mai conosciuto un credente che potesse affermare di avere avuto una vita facile.

Siamo costantemente messi alla prova dal mondo che ci circonda, dai desideri malvagi che si annidano dentro di noi, dalle compagnie che frequentiamo, dai dolori e dalle delusioni, tanto che a volte non riusciamo nemmeno a trovare la forza di rivolgerci al Signore, o lo facciamo svogliati, forse per non alterare troppo la nostra routine.
E quando lasciamo che questo succeda, è proprio allora che la situazione peggiora e veniamo sopraffatti dalla potenza del mondo attorno a noi; cadiamo in un vortice da cui non riusciamo a uscire perchè ci sembra di essere stati lasciati soli a combattere e l’unica cosa che esce dalla nostra bocca è un lamento per la situazione in cui ci troviamo.

In quei momenti non siamo molto diversi da Israele (Esodo 5:22-23): abbiamo dimenticato chi sia Dio e abbiamo dimenticato la nostra identità di suo popolo eletto.

Exo 5:22  Allora Mosè tornò dal SIGNORE e disse: "Signore, perché hai fatto del male a questo popolo? Perché dunque mi hai mandato?
Exo 5:23  Infatti, da quando sono andato dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha maltrattato questo popolo e tu non hai affatto liberato il tuo popolo".
(Esodo 5:22-23)


Ma Egli ha parlato, si è presentato a noi come un Dio fedele
Lodate il SIGNORE, voi nazioni tutte! Celebratelo, voi tutti i popoli!
Poiché la sua bontà verso di noi è grande, e la fedeltà del SIGNORE dura per sempre. Alleluia.
(Salmi 117)

 e onnipotente, ed ha stabilito con ognuno di noi il suo patto:
Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di Lui.
(Giovanni 3:36).

Così come a Israele (Esodo 6:5-8), Dio ha promesso anche a noi di renderci liberi dalla situazione di schiavitù dal peccato in cui vivevamo, ha promesso di salvarci e di donarci una nuova vita piena di benedizioni al suo fianco.
Così come Israele però (Esodo 6:9) troppo spesso lasciamo che sia la prima difficoltà a farci cadere in uno stato di profonda angoscia spirituale, tanto da farci dubitare del fatto che Dio possa o voglia tirarci fuori da quella situazione, tanto da dimenticarci di Dio.

Ma è nel momento di maggiore difficoltà, dove tutto sembra perduto, che Dio opera in tutta la sua potenza! Egli ci costringe a riconoscere la nostra completa incapacità di salvarci da soli e ad inginocchiarci nuovamente davanti alla croce pentendoci e umiliandoci a motivo del nostro peccato, riconoscendo Cristo come nostro unico Salvatore.
Aprendo il nostro cuore a Dio (Apocalisse 3:20), Egli produce un mutamento radicale della nostra vita, trasformando le prove e le difficoltà a cui siamo sottoposti in un’occasione di poter servire gioiosamente il Signore e di accrescere la nostra fede.
Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
(Giacomo 1:2-3)

Questa è la grande promessa che ci è stata fatta dal Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe: Egli vuole, come per Israele (Esodo 6:7),  essere anche e sopratutto il mio Dio, e chiede di non avere alcun timore, ma di affidare la mia vita nelle sue mani, perchè senza dubbio Egli si ricorda di me (Esodo 6:5) e mi accompagnerà in ogni difficoltà sostenendomi passo dopo passo.

Il SIGNORE è la mia ròcca, la mia fortezza, il mio liberatore; il mio Dio, la mia rupe, in cui mi rifugio, il mio scudo, il mio potente salvatore, il mio alto rifugio.
Io invocai il SIGNORE ch'è degno d'ogni lode e fui salvato dai miei nemici.
I legami della morte mi avevano circondato, i torrenti della distruzione mi avevano spaventato.
I legami del soggiorno dei morti mi avevano attorniato, i lacci della morte m'avevano sorpreso.
Nella mia angoscia invocai il SIGNORE, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi.
(Salmi 18:2-6)

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