venerdì 5 ottobre 2012

Giacomo 1:1-8, Due-Facce




Giacomo 1:1-8

Due-Facce


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1  Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo alle dodici tribù che sono disperse nel mondo: salute. 
2  Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, 
3  sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. 
4  E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti. 
5  Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 
6  Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 
7  Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore, 
8  perché è di animo doppio, instabile in tutte le sue vie.
(Giacomo 1:8)

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L'uomo dal doppio animo, chiamiamolo "Due-facce" come il personaggio di un famoso fumetto. Forse alcuni sono convinti del contrario, ma siamo tutti Due-facce. Lo siamo nei confronti degli altri quando parliamo alle loro spalle, quando mentiamo per salvarci da un qualche tipo di impegno che non vogliamo veramente assumerci. La cosa peggiore è però che siamo Due-facce anche nel rapporto con noi stessi.


Mentirei se non ammettessi di non essermi mai accostato a Dio chiedendogli di aiutarmi a risolvere una situazione difficile aspettandomi però che Egli lo facesse a modo mio e, nel contempo, mi permettesse di continuare a desiderare quello di cui non volevo fare a meno (sebbene non fosse ciò che Dio voleva per me). E in quei momenti il mio cuore metteva a tacere la coscienza, nascondeva questi desideri malvagi e, ingannato da me stesso, mi atteggiavo a buon credente davanti a Dio.

Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?  
(Geremia 17:9)

Se nel mio cuore avessi tramato il male,
il Signore non m'avrebbe ascoltato.
(Salmi 66:18)

Non abbiamo speranza alcuna da soli di riconoscere che la libertà che il mondo afferma di volerci dare in realtà è prigionia e schiavitù del peccato perchè siamo noi stessi, è il nostro cuore (la parte più profonda di noi), a coprire di fumo questa triste realtà.
Allora diventa di vitale importanza per noi conoscerci davvero.
Solo Dio conosce davvero chi siamo (Geremia 17:10) ed è dunque solo attraverso una relazione autentica con Lui che possiamo capire di non avere alcuna speranza di cavarcela con le nostre sole forze, di avere bisogno di un nuovo timoniere per la nostra vita, di avere bisogno che Cristo diventi padrone dei nostri cuori, del mio cuore, e li trasformi.
Questo tipo di rapporto non lo si può raggiungere con un atteggiamento religioso di facciata, cerimoniale, ma è un rapporto che ha bisogno di un costante nutrimento mediante la preghiera e la lettura della Parola di Dio che ci mostra, come a uno specchio, quanto sia il marcio che si nasconde in noi e quale sia invece il grande piano preparato per noi dal Padre che ci ha amati comunque, fin dal principio.

Dio non si accontenta di un secondo posto nella nostra vita e se Dio è l'unico padrone della nostra vita non c'è spazio per Due-Facce.
Solo allora, scegliendo Dio e non i nostri idoli e i nostri desideri egoistici, fermi nella fede, Dio presterà ascolto alle nostre preghiere, alle nostre lodi e inni di adorazione e troverà piacere in essi. Solo allora otterremo la saggezza necessaria per affrontare le prove e le tentazioni uscendone più forti nella fede e con un sempre crescente desiderio di conoscere il Signore e vivere la nostra vita per Lui e con Lui che ci tiene per mano.

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