lunedì 10 settembre 2012

Ecclesiaste 1:1-11, Vanità delle cose terrene


Ecclesiaste 1:1-11

Vanità delle cose terrene

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1  Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme. 

2  Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità. 

3  Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole? 
4  Una generazione se ne va, un'altra viene, e la terra sussiste per sempre. 
5  Anche il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo. 
6  Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri. 
7  Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi si dirigono, continuano a dirigersi sempre. 
8  Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere e l'orecchio non è mai stanco di udire. 
9  Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole. 
10  C'è forse qualcosa di cui si possa dire: "Guarda, questo è nuovo?" Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto. 
11  Non rimane memoria delle cose d'altri tempi; così di quanto succederà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi. 
(Ecclesiaste 1:1-11)
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L'ecclesiaste medita riguardo a ciò che avviene nella vita di ogni uomo soffermandosi proprio sul ripetersi, inesorabile e instancabile, delle stesse identiche cose (Ec 1:9) in cicli che non sembrando portare alcun tipo di cambiamento rilevante nè per quanto riguarda l'effetto che hanno sulla vita materiale, nè per quanto riguarda il fornire un qualche tipo di insegnamento che rimanga nel nostro cuore (Ec 1:11). 

L'uomo continua a cercare e ricercare con fatica in cerca di qualcosa di nuovo, ma cosa ne ottiene? Solo vanità.  Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto al sole? (Ec 1:3)
Nei versetti e nei capitoli successivi verranno meditati alcuni aspetti particolari della vita umana che sono senza dubbio delle "vanità" (ad esempio l'insoddisfazione, la saggezza umana, la ricerca di soluzioni ai tormenti della vita), ma che insegnamento vuole davvero darmi questo brano? Se tutto si ripete, se nulla sembra avere alcun senso, come posso trovare un valore autentico fra le righe di questa vita?




Forse un altro modo di vedere la questione è il domandarsi quale sia l'atteggiamento degli uomini di cui parla l'Ecclesiaste davanti alle loro occupazioni.
Negli undici versetti del brano precedente non si accenna una sola volta al Creatore di tutte quelle cose per cui l'uomo si dà affanno. 
Quante volte sono io quello ad agire come quegli uomini? Lavoro per saziare la mia bocca e il mio orgoglio o al centro dei miei progetti c'è sempre il Signore e il suo piano per me?
A volte, nell'attendere risposta alle mie preghiere riguardo a un particolare lavoro, o un'altra situazione personale, non mi curo affatto del vero motivo che mi ha spinto a intraprendere quella via: io, non Dio.

E proprio allora, nella attesa di un risultato da un progetto egoista, nella mia vita arriva la tristezza, lo sconforto, lo scoraggiamento ed inizio a vagare in cerca di altre attività che mi diano soddisfazione entrando in un circolo vizioso da cui non ho possibilità di uscire da solo. 
A che serve struggermi nelle mie preoccupazioni? Troverò mai sazietà?
Non è possibile essere davvero realizzati fintanto che incentriamo la vita su noi stessi e se dimentichiamo Dio nell'angolo delle "cose da fare" per sentirci a posto con la coscienza. 

Ecco cosa ci dice il Signore:
17  Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri18  con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore
19  Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile. 
20  Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo. 
21  Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, 
22  avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; 23  a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente 24  e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità. 
(Efesini 4:17-24)

Se Cristo è dunque l'unico Re del mio cuore sono chiamato ad impegnarmi a vivere secondo la Sua giustizia in questo mondo per testimoniare dell'amore che ha dimostrato per me. Perciò non posso lasciare che sia la ricerca di cose terrene e vane a guidare le mie azioni, ma devo spogliarmi del vecchio uomo, occupato nella ricerca insaziabile di piaceri terreni e dal cuore indurito, per rivestirmi dell'abito di Cristo mediante il quale siamo stati giustificati da ogni nostro peccato e accolti tra le braccia di Dio. 
Solo così finalmente posso essere finalmente sazio dell'unica cosa che può dare conforto al mio cuore.

31 Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: "Maestro, mangia". 
32  Ma egli disse loro: "Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete". 
33  Perciò i discepoli si dicevano gli uni gli altri: "Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?" 
34  Gesù disse loro: "Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua. 
(Giovanni 4:31-34)

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