Giovanni 9
Ne vale la pena?
__________________________________________________________
Joh 9:1 E passando vide un uomo ch'era cieco fin dalla nascita.
Joh 9:2 E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?
Joh 9:3 Gesù rispose: Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui.
Joh 9:4 Bisogna che io compia le opere di Colui che mi ha mandato, mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare.
Joh 9:5 Mentre sono nel mondo, io son la luce del mondo.
Joh 9:1 E passando vide un uomo ch'era cieco fin dalla nascita.
Joh 9:2 E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?
Joh 9:3 Gesù rispose: Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui.
Joh 9:4 Bisogna che io compia le opere di Colui che mi ha mandato, mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare.
Joh 9:5 Mentre sono nel mondo, io son la luce del mondo.
(Giovanni 9:1-5)
__________________________________________________________
Nel capitolo 9 del Vangelo di Giovanni ci viene
presentato un uomo sofferente, un uomo che, pur avendo una famiglia, era stato abbandonato.
Solo e incapace di provvedere a sé stesso per via della sua cecità, era
costretto ogni giorno a umiliarsi davanti a coloro che lo disprezzavano
e ad elemosinare quei pochi spiccioli per sopravvivere (Giovanni 9:8): era un reietto.
Un giorno come gli altri, un uomo si fermò a
guardarlo mentre le persone che lo accompagnavano, come erano tutti soliti
fare, si chiedevano, probabilmente sentendosi migliori, quale fosse stata la
sua colpa per aver ricevuto da Dio un tale castigo. Diversamente da tutti però
l’uomo si avvicinò al cieco. Spalmatogli fango sugli occhi, lo mandò a lavarsi;
il cieco tornò vedendoci (Giovanni 9:7).
Tutti rimasero esterrefatti, alcuni ipotizzarono
addirittura che non fosse lui quello che ogni giorno vedevano a mendicare ai
bordi della strada. Lui per primo era sconvolto e non era riuscito a realizzare
chi fosse quel Gesù che aveva operato il miracolo (lo indica come quell'uomo che si chiama Gesù):
Egli rispose:
Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse:
Vattene a Siloe e lavati. Io quindi sono andato, e mi son lavato e ho
ricuperato la vista. Ed essi gli dissero: Dov'è costui? Egli rispose: Non so.
(Giovanni
9:10-12)
Forse anche noi eravamo soli e malati fino a quel giorno (magari
quel giorno è oggi!!) in cui Gesù è
arrivato da noi chiedendoci solo di riporre fiducia in lui per guarire. Abbiamo
forse scelto di rimanere malati e soli su quel marciapiede accontentandoci di
sopravvivere con l’elemosina?
Oppure quel giorno è arrivato, ma a chi ci domanda cosa ci abbia guariti
forse abbiamo paura di rispondere, magari per le conseguenze che questo
porterebbe nella nostra vita. Anche per noi Gesù diventa un’ombra sfocata e
lontana, “quell’uomo” che una volta abbiamo conosciuto?
Proseguendo nel testo scopriamo che la guarigione
era avvenuta di Sabato e i farisei vollero interrogare l’uomo sull'avvenimento
poiché quello che era successo li aveva lasciati sgomenti e nel dubbio:
Se Gesù aveva operato la guarigione di Sabato, giorno sacro e inviolabile, e
aveva dunque violato la Legge, come era possibile per Lui compiere miracoli, i
quali possono venire solo da Dio? ( Giovanni 9:16)
L’uomo che era stato cieco intanto aveva maturato la
consapevolezza che Gesù fosse un profeta di Dio.
I farisei non vollero credergli: si rivolsero alla
famiglia dell’uomo che era cieco, quella stessa famiglia che lo aveva
abbandonato per la strada per via della cecità che era una vergogna per il nome
della casa. Ancora una volta i genitori scelsero di voler difendere la propria
posizione dentro alla sinagoga e nella città (Giovanni 9:21-22) e abbandonano il figlio:
Per questo
dissero i suoi genitori: Egli è d'età, domandatelo a lui.
(Giovanni
9:23)
I farisei richiamarono allora l’uomo che era stato
cieco rendendo evidente la loro reale intenzione di voler condannare Gesù più
di ogni altra cosa:
[...] e gli
dissero: <<Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quell'uomo è un
peccatore>>
(Giovanni 9:24)
La loro brama di eliminare lo scomodo Gesù era tale
da renderli ciechi di fronte a quei dubbi che avevano animato le loro
discussioni fino a qualche istante precedente (confronta Giovanni 9:16 !!).
Quell'uomo
rispose e disse loro: Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia;
eppure, m'ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se
uno è pio verso Dio e fa la sua volontà, quello egli esaudisce.
Da che mondo è
mondo non s'è mai udito che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato.
Se quest'uomo
non fosse da Dio, non potrebbe far nulla.
(Giovanni
9:30-33)
Nonostante sapesse ciò a cui sarebbe andato
incontro,
quell'uomo sostenne davanti a tutti che Gesù fosse un uomo che faceva la
volontà di Dio, un uomo giusto (nota bene la progressione nel realizzare chi
fosse davvero Gesù: quell'uomo – profeta – fa la volontà di Dio). Per questo venne insultato, ritenuto
inferiore perché nato nel peccato a motivo della cecità di cui aveva
sofferto fino a quel giorno, ed infine cacciato dalla sinagoga (nella
cultura del tempo questo equivaleva ad essere banditi dalla società).
Sì, l’uomo è guarito e ora può vedere, ma a che prezzo? Dal marciapiede
della città è passato a essere buttato fuori dalla città. La vista lo ha reso
ancora più solo: ne è valsa veramente la pena?
Anche io a volte mi sono sentito chiudere delle porte in faccia da coloro
che combattevano con tutto la loro forza il fatto che Gesù potesse veramente
avermi guarito dal peccato che per tutta la vita mi aveva solo dato solitudine
e sofferenza. E a volte questi abbandoni lasciano delle ferite dolorose nella
nostra vita. Si può perfino arrivare a chiedersi quanto valga la pena di
seguire il Signore se poi ci viene garantito che soffriremo (vedi anche in Giovanni 16:1-4, Filippesi 1:29).
Ma Gesù, udito che l’uomo era stato cacciato, andò
da lui. Quando tutti se ne erano andati dalla vita di quell'uomo, Gesù era
là. E Gesù gli rivelò di essere il Cristo mandato da Dio a guarire la sua vita,
a salvarlo e a consolarlo. E quell'uomo, completamente ripieno di questo amore
che nessuno gli aveva mai mostrato, si inginocchiò e l’adorò.
Pochi passi più in là c’erano quegli stessi farisei
che lo avevano cacciato, convinti di non avere bisogno di nessun aiuto, i soli
realmente ciechi davanti a quello che avveniva davanti ai loro occhi.
A volte chiudiamo gli occhi anche noi? Davanti alle difficoltà e alle
esclusioni ci chiediamo se ne valga la pena? Cristo non si è mai tirato indietro
per noi ma pur di salvarci è stato abbandonato, umiliato e ucciso.
Noi stessi gli avevamo voltato le spalle, ma lui non l’ha mai fatto, anzi
è sempre rimasto lì appena un passo indietro a noi a raccoglierci quando
crollavamo e a riempirci del suo amore per noi.
Sì, ne vale la pena.
[..] e chiamati gli apostoli, li batterono, e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù, e li lasciarono
andare. Ed essi se ne andarono dalla presenza del Sinedrio, rallegrandosi
d'essere stati reputati degni di esser vituperati per il nome di Gesù.
E ogni giorno, nel tempio e per le
case, non ristavano d'insegnare e di annunziare la buona novella che Gesù è il
Cristo.
(Atti 5:40-42)
Nessun commento:
Posta un commento