mercoledì 5 settembre 2012

Luca 18:9-11, Ma si, lo so già...


Luca 18:9-11

Ma si, lo so già...

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9 Disse ancora questa parabola per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10 «Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l'altro pubblicano. 11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: "O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. 12 Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo". 13 Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore!" 14 Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato». 
(Luca 18:9-14)
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Questa parabola viene raccontata da Gesù ai propri discepoli (Luca 17:22) in seguito ad una domanda postagli dai farisei riguardo al momento in cui sarebbe venuto il Regno di Dio (Luca 17:20). Come collocarla nel contesto del discorso?
Pochi versetti precedenti troviamo scritto:

34 Io vi dico: in quella notte, due saranno in un letto; l'uno sarà preso, e l'altro lasciato. 35 Due donne macineranno assieme; l'una sarà presa e l'altra lasciata. 
(Luca 17: 34,35)



In questi versetti ci si riferisce al fatto che il ritorno di Cristo verrà all'improvviso, nel momento più inaspettato,  e poi, in entrambi, si trova riferimento a coppie di persone che all'occhio umano fanno la stessa identica cosa. Perchè allora Dio prende una persona e lascia l'altra?

Il fariseo e il pubblicano (Lu 18:10) "salirono" entrambi "al tempio per pregare". Ma se l'azione che compiono è la stessa allora dove troviamo giustificazione per (Lu 18:14) in cui vediamo che solo il pubblicano è stato giustificato per il suo peccato?
Nello stesso versetto troviamo la risposta: è nell'atteggiamento del cuore che i due protagonisti della storia differiscono, nel modo in cui si rivolgono al Signore.
Il pubblicano è realmente pentito e si sente umiliato davanti a Dio per il suo peccato, mentre il fariseo "non piega il proprio capo davanti a Dio" (metaforicamente) ma disprezza gli altri uomini considerandosi migliore, esente dal peccato.

A questo punto ho sempre pensato: "si, lo sapevo già, me lo hanno insegnato fin da piccolo, non mi serve rileggerlo ancora", ma mi sbagliavo davvero molto.

Che atteggiamento tengo davanti a Dio, e davanti alle altre persone, siano esse credenti o meno? Sono davvero sempre consapevole del fatto che io sia esattamente come loro o a volte penso di essere migliore?

Credo che sia davvero difficile a volte fermarsi davanti a Dio e riconoscere che in quel momento sono proprio come quel fariseo, in piedi, con la schiena dritta e la testa rivolta in alto, credendo di non avere più nulla da imparare da certe parti delle Scritture e con la presunzione di essere migliore, di non potere mai cadere in certe trappole troppo scontate, da principianti.

33 Pietro gli disse: «Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte».
34 E Gesù: «Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi». (Luca 22:33,34)

E, come ogni volta che ci innalziamo, Dio ci riprende come fa un Padre amorevole e che ci fa crescere usando anche i nostri errori:

61 E il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta: «Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte».
62 E, andato fuori, pianse amaramente. (Luca 22:61,62)

Dio mio grazie delle riprensioni che, per quanto dure, mi riportano sempre più vicino a te e grazie perchè ogni volta sono certo di ritrovarTi ad attendermi a braccia aperte.

Signore, apri tu le mie labbra,
e la mia bocca proclamerà la tua lode.
(Salmo 51:15)

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